Pemio Nazionale di Poesia e Narrativa dedicato alla Bicicletta e al suo mondo

giovedì 21 gennaio 2016

Il Bicicletterario visto dalla giuria: Gisella Calabrese

Abbiamo chiesto a Gisella Calabrese, membro della giuria de Il Bicicletterario 2016, nonché Direttore Artistico dell'importante Visioni Corte Film Festival, quali sono le motivazioni che l'hanno spinta ad accettare l'incarico che le abbiamo proposto. Abbiamo anche chiesto che ci parlasse di Visioni Corte, di cui è co-fondatrice, insieme a Giuseppe Mallozzi. Riportiamo quanto ha voluto dirci e dirvi, in una bella e sentita 'lettera' che pubblichiamo per intero:

La prima volta che impariamo a camminare siamo troppo piccoli, intorno al primo anno di età e, a meno che non ci siano foto celebrative a suggellare il magico momento, non ne abbiamo memoria. Discorso diverso invece per quando impariamo ad andare in bicicletta. Io ricordo benissimo quel frammento che resterà indelebile. Ricordo bene la bicicletta blu e argento, con le ruote bianche. Il mio vestitino bianco a fiorellini, i capelli lunghi legati in una coda, il sorrisino felice. Avevo circa tre anni quando ricevetti la mia prima, sfavillante bicicletta, regalo dei miei genitori, che faceva bella mostra di sé insieme a enormi peluches, regali dei miei nonni e zii. Ho una foto che mi rammenta quel periodo e ogni volta che la guardo provo una profonda tenerezza. Ricordo anche le volte in cui mio papà mi insegnava ad andare in bici, prima con le rotelle laterali di supporto, poi il momento della libertà, quella vera, mai sentita fino a quel momento. Correre, capelli al vento, verso una destinazione immaginaria, mai raggiunta, col sorriso sul volto.
Gisella Calabrese con Nunzia Schiano e Giuseppe Mallozzi
Ecco, quando penso alla bicicletta, questo è senz’altro uno dei ricordi più cari. L’altro risale alle scuole elementari, quando vivevo a due passi da Venezia e ogni mattina mia madre – come tantissime madri venete – mi portava a scuola in bicicletta, seduta sul sellino posteriore. Che ci fosse nebbia, pioggia o vento, era così che ogni giorno andavo a scuola, costeggiando le rive del fiume Brenta, accanto a pescatori (folli) che a quell’ora ancora buia, erano intenti a pescare con le loro lunghissime e colorate canne. E ancora, nei pomeriggi autunnali quando, con mamme e amichette, andavamo in giro in bici, tra le foglie arancioni accartocciate degli alberi, i ricci, i melograni, un tiepido sole ottobrino.

Quando mi hanno proposto di essere giurata in questo singolarissimo premio letterario, Il Bicicletterario, ho accettato subito, senza pensarci un attimo, entusiasta e onorata, ma forse senza realmente rendermi conto del motivo più intimo. Riflettendoci a mente fredda, sono risaliti alla memoria ricordi lontani, a cui non pensavo più e di questo sono grata ai ragazzi del Co.S.Mo.S., che con tanta passione e dedizione hanno ideato questo concorso e si impegnano ogni mese con le pedalate collettive sul lungomare di Scauri. Un rettilineo che costeggia il mare e che, paradossalmente, sarebbe perfetto per una pista ciclabile che però non c’è. Ecco una delle ragioni per cui il Bicicletterario è così importante: diffondere la cultura della bicicletta per favorire l’ambiente, la socializzazione, il benessere psicofisico e portare avanti battaglie importanti come quella della pista ciclabile.

Oggi, in un mondo che va molto più veloce di noi, in cui l’istantaneità sembra essere il cardine fondamentale (a partire dalle notizie in tempo reale, le foto condivise sui social, le telefonate ripetute), il Bicicletterario promuove invece due pratiche in cui il pensiero e la lentezza rappresentano la principale bellezza: scrivere e pedalare. Due attività in cui la mente si libera verso mete lontane, in angoli inesplorati, aprendoci a nuovi pensieri, nuove emozioni, cari ricordi, affetti o malinconie.

L’arte dello scrivere è un momento intimo, privato, in cui siamo soli davanti al foglio bianco, senza paura di esporre il nostro fianco più vulnerabile, i nostri reali pensieri, ma anche di sbizzarrire la nostra fantasia, immaginando passati o futuri mai esistiti e, forse proprio per questo, anche più belli di quelli reali. Pedalare all’aria aperta apre il cuore e i polmoni verso profumi e immagini che resteranno indelebili, insieme a quella sensazione di libertà, il vento che fa dispetto ai capelli, il fumetto bianco del nostro respiro nelle giornate più fredde, il sole tiepido sulla pelle, i colori tutt’intorno, il benessere procurato dalle endorfine che si liberano nel nostro corpo attraverso una semplice quanto piacevole attività fisica. Con un valore aggiunto: rispettare l’ambiente promuovendo un mezzo assolutamente ecologico e sostenibile.
Per tutti questi motivi partecipare al Bicicletterario sarà un’esperienza arricchente, non solo per me in qualità di giurata insieme ad altri “colleghi”, ma anche e soprattutto per chi parteciperà, potendo coniugare le proprie passioni con la scrittura, e con la sostenibilità che la bicicletta porta con sé dalla sua creazione. In questo mondo meraviglioso che la nostra scelleratezza sta distruggendo, è importante e fondamentale dare il nostro contributo per proteggerlo e rispettarlo, a partire dai gesti più semplici come gli acquisti consapevoli, la corretta raccolta differenziata, il ridotto consumo di plastica e derivati, il riciclo: e persino un premio letterario come questo può fare la differenza. Per costruire una casa, si parte da un mattone - uno per volta - e allora, facciamo in modo che ognuno di noi possa essere un mattoncino per la realizzazione di un mondo più sostenibile ma soprattutto più vivibile, per noi e le future generazioni.

Visioni Corte Film Festival è nato da una passione che condivido con Giuseppe Mallozzi (ndr: co-fondatore e co-organizzatore), quella per il cinema. È nato come un’idea, un piccolo sogno da realizzare e negli anni è diventato una stupenda, meravigliosa realtà. Diffondere il sottobosco nel cortometraggio e coniugarlo con la bellezza del territorio che ci ospita, quello di Minturno e di tutto il Golfo di Gaeta. Un modo, quindi, di fare turismo culturale, senza annoiare ma in maniera appassionante, interessante, che faccia divertire, riflettere, commuovere. Qualcosa che rimanga nel cuore di chi viene a vedere i cortometraggi del nostro festival. Visioni Corte è un concorso internazionale che ormai ha raggiunto tutti i cinque continenti del mondo. Siamo molto conosciuti all’estero, soprattutto per la serietà delle nostre selezioni. Questo perché il nostro imprescindibile punto cardine è il concetto di altissima qualità, non solo per distinguerci da molti altri festival, ma per dare il giusto merito al lavoro e all’impegno di registi, produttori e attori che spesso si cimentano in film coraggiosi che trovano poco spazio in altri contest del genere. Il mio ruolo di direttore artistico è molto complesso, ma tutta la realizzazione del festival è un lavoro di squadra, in cui ci si confronta e si spendono tutte le energie e il tempo disponibili per realizzare ogni anno qualcosa di sempre più bello. Visionare le centinaia di film che arrivano durante tutto l’anno, sfoltire i finalisti da consegnare alla giuria tecnica che ha il compito di visionarli e di decretare il corto vincitore di ogni categoria, tutto il lavoro di segreteria e contatti con i partecipanti, organizzare le serate del festival, l’ordine di proiezione, il layout del materiale cartaceo, l’aspetto tecnico con un service adeguato: insomma, il lavoro è notevole, ma molte altre cose vanno preparate e discusse, a partire dal fondamentale reperimento di fondi che permettano la realizzazione della manifestazione (uno dei ruoli del nostro “tesoriere”). Negli anni, grazie al nostro impegno, alla nostra caparbietà e alla nostra “follia”, abbiamo creato intorno al festival un pubblico sempre più numeroso e affezionato, che ci ripaga dei tanti sacrifici e che ci motiva ancor di più a fare sempre meglio. Il bando per il 2016 è stato già emesso, e, con rinnovato entusiasmo, stiamo già lavorando a questa nuova edizione.



 

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia il tuo commento qui