Pemio Nazionale di Poesia e Narrativa dedicato alla Bicicletta e al suo mondo

Veruska Menna, da Fatina a Madrina del Premio Letterario

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Tratto da "Nei giorni di libeccio" di Veruska Menna    (Il Bicicletterario III edizione, La penna e la bici)




Siamo davvero felici che Veruska abbia accettato la nostra proposta di diventare madrina dell’VIII edizione del Bicicletterario. 

Veruska Γ¨ come si sul dire, una di noi. Negli anni non ha fatto mai mancare il suo apporto prezioso al nostro premio letterario e come noi sente il valore dell’associazionismo per far crescere il territorio in maniera virtuosa, con la cultura come volano principale e la mobilitΓ  alternativa come fattore di sostenibilitΓ  ambientale.


Abbiamo conosciuto Veruska durante l’edizione del 2017 del Bicicletteraio, quando organizzammo un reading, all'interno del Teatro Romano di Minturnae, di alcuni passi del suo libro intitolato “Flaminia” (Rapsodia Edizioni). Un’opera che si disvelΓ² in tutta la sua potenza, in un riuscito mix di cronaca e narrativa, che, come focus, aveva un tema a noi molto caro: ovvero, quello della sicurezza stradale. Veruska ci regalΓ² un’interpretazione magistrale, di cui davvero la ringraziamo.



Nel 2018, diventa la voce narrante del nostro Bicicletteraio, di cui leggerΓ  le opere scelte dalla giuria. Dalla sua fantasia nasce anche "Fatacletta", la fata con il compito di dar voce alle opere dei piΓΉ piccoli, presentate al concorso. 

Grazie Veruska! Siamo davvero contenti di averti con noi.



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Chi Γ¨ Flaminia? Oppure: che cos'Γ¨ Flaminia? Una donna, o una strada. O entrambe.
Una via consolare, che trasuda storia. E storie. Le storie di milioni di anime che l'hanno percorsa, nel corso di due millenni. Storie sovrapposte, stratificate, sedimentate.
Una donna che - folgorata da una foto, proprio sul ciglio di quella via - diventa la voce di alcune di quelle anime. Quelle sottratte all'esistenza mentre la percorrevano. Quelle su cui si Γ¨ chiuso il sipario per sempre, quando ancora il pubblico - il mondo, la storia -  attendeva le scene a venire. Quelle radiate dalla compagnia senza una apparente motivazione.
Flaminia indaga quell'attimo. Ne sonda la tragica densitΓ , che, come un buco nero, risucchia in sΓ© tutto il prima: la materia dell'esistenza, fatta non soltanto di materia. E mentre le ragioni della vita sembrano dividersi e moltiplicarsi in innumerevoli rivoli pulsanti lungo il corso di anni e decenni - nelle esperienze, nelle emozioni, nelle aspirazioni, nei sentimenti, nei sogni - il motivo della fine pare concentrarsi nell'attimo infinitesimale, che la sofferenza ci suggerisce essere ambasciatore di un destino imperscrutabile, quando non cinico e crudele. 
Ma l'indagine di Flaminia aggiunge indizi, e prove. Il caso non Γ¨ colpevole. Se mai Γ¨ inconsapevole complice delle distrazioni umane, della leggerezza, dell'assenza di rispetto. Per gli altri, per sΓ©. In una parola: per la vita stessa. 
E' questo il tabΓΉ che Flaminia rivela, affronta, attacca, straccia. Quando leggiamo tra i titoli di un quotidiano 'strada killer: distrutta famiglia in un incidente', eccoci a tacere, insieme al redattore e al titolista, le vere ragioni del dolore, di quel dolore. Le ricacciamo nell'impersonale, che, a riprova dell'assurditΓ  di taluni comportamenti umani Γ¨, in questo caso, inanimato, innocuo, inerme, perfettamente neutro nei riguardi del nostro agire.
Dodici racconti, dodici storie. Dodici timbri di voce, dodici registri di vita. Tutti in Flaminia.  Tutti esposti sul palcoscenico della letteratura - e del teatro - come un'orchestra che appare macabra soltanto per quel che ci rende manifesto e ormai ineludibile. 
Ogni testo ci parla a suo modo, eppure sembra di ascoltare un coro in cui ogni singola partitura Γ¨ perfettamente riconoscibile, isolabile, intellegibile. Forte e chiara. Come l'urlo finale dell'anonima carnefice di Hussein, che, d'ora in poi - da Flaminia in poi -, ad ogni tragedia sulla strada, per ogni vita spezzata,  ci farΓ  gridare con lei "Sono morta anch'io".


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