Una recensione bicicletteraria di
(con illustrazioni di Maria Cristina Marsili, Casa editrice dei Merangoli, 2017).
Ci sono delle verità difficili – forse impossibili - da negare.
Una di queste è che un viaggio non consiste in un mero spostamento geografico, in una sterile traslazione di coordinate: un viaggio che sia davvero tale, nell’attraversare i luoghi e nel raggiungere una meta – quando c’è – è l’esplorazione del ‘dentro’ attraverso il ‘fuori’, la scoperta di un sé nuovo, che a volte si manifesta anche mediante il recupero di parti di quel sé frustrate dalle strade usualmente percorse. La letteratura di formazione, in questo senso, è letteratura di viaggio. E la letteratura di viaggio è romanzo di formazione, specularmente.
Un’altra verità, sedimentata con l’esperienza di sempre più persone, è che l’andare in bicicletta aiuta - o consente tout court – la chiarificazione del pensiero, il diradamento delle nebbie della confusione, la focalizzazione dell’essenziale. E anche questa è una circostanza che si verifica ‘dentro’, con l’ausilio di un ‘fuori’ da percorrere, da attraversare; in questo caso, soprattutto, vale il ‘come’ (con quale mezzo) lo si attraversa.
Non c’è bisogno di ricorrere a formule matematiche per appurare la terza verità che dalle due precedenti consegue: un viaggio in bicicletta è doppiamente un vero viaggio.
Tullio Berlenghi ne ha intrapreso e concluso uno siffatto, lui che si definisce tendenzialmente pigro riguardo le 'assunzioni di responsabilità': un obiettivo simile di responsabilità ne comporta a vagonate. Ha ‘cicloviaggiato’ per diversi Stati, coprendo un buon quinto delle coste mediterranee. Non solo: la destinazione prescelta è a dir poco simbolica, perché, a dir molto, invece, è la sublimazione della prospettiva del viaggio/conoscenza per le culture che sono nate, cresciute e fiorite intorno al Mediterraneo e, pertanto, per l’approccio culturale di mezzo mondo.
La traversata origina apparentemente da un caso, da quel mese lasciato libero dagli impegni di sempre, che chiama a gran voce per essere colmato, e farsi catalizzatore di un’esigenza. C’è da partire, in bici, per sondare il limite della conoscenza di sé - per ricalcolare le proprie coordinate umane - e la meta non può che essere Gibilterra, luogo-non luogo in cui si accumulano millenarie suggestioni, memorie di viaggi, cronache di incontri e scontri, velleità di scoperta, ambizioni di conquista, correnti di speranza e aspirazioni da turisti. Proprio come il collo di un imbuto, le Colonne d’Ercole lasciano che intere epoche si mescolino nell’istante di un selfie, attraggono come una singolarità gravitazionale gli aneliti della storia e le aspirazioni dei singoli individui che popolano le sue pagine.
Il percorso, seguendo il magnetismo di una urgenza ormai improrogabile, si snoda a partire dalla Liguria, non senza l’antefatto di un adeguato training - non soltanto fisico. L’incredulità, l’incoraggiamento, l’entusiasmo o lo scetticismo di amici e conoscenti giocano al contrappunto con la tensione di polpacci e braccia, la preparazione mentale esegue impeccabile il proprio canone che d’inverso ha gli scherzi della casualità.
Più che gli incontri con le persone, lungo il tragitto, tappa per tappa, a noi che leggiamo, restano impresse le curve, le salite, le discese, gli sterrati e l’asfalto del flusso di coscienza, che in un rincorrersi fantasiologico di rimandi (come direbbe il nostro Giurato Massimo Gerardo Carrese, ndr), si modella sulle ciclabili, sulle strade interdette eppure percorse o sconsigliate ma affrontate, sui promontori e le spiagge, sulle increspature del mare e sui picchi rocciosi, aprendo continuamente passaggi concettuali – di confronto, di memoria, di riflessione – tra il contesto che incornicia la partenza e quanto si incontra invece per strada, tra i titoli e i contenuti dell’attualità e la contemplazione di ciò che dovrebbe essere e non è.
Pedaliamo, leggendo, immersi in un multiverso nel quale i piani del vissuto (reale e cerebrale) ora si compenetrano, ora scorrono paralleli, a volte divergono, se non altro per distrazione. Ma, alla fine, c’è l’imbuto, il ganglio gravitazionale, il polo magnetico attivo sulla frontiera di un mondo che, seppure potrebbe apparire confinato nei libri di storia – o tra i tipi del quotidiano di ieri – vive intorno a e dentro di noi, in quel che ha preparato per l’oggi che respiriamo - che dura il tempo di inalare, ed è già ieri mentre è già domani.
Un’evasione che porta ‘fuori’ da perimetri che neanche si riuscivano a percepire, dalla quale si rientra e ritorna, non (più) prigionieri, ma più liberi.
Tullio il suo viaggio l’ha fatto. A noi seguirne l’esempio. E magari, poi, fare, del viandante che siamo, un ritratto a parole. Parole in bicicletta.
Le illustrazioni di Maria Cristina Marsili: il valore aggiunto.
Maria Cristina, amica di lunga data di Tullio, vincitrice, tra gli altri, del primo premio al concorso internazionale di illustrazione per l’infanzia Europa in cammino (Scarpetta d’oro), aggiunge un ulteriore livello di lettura alla narrazione del cicloviaggio, interpretando le suggestioni del racconto con tratto fine e garbato, in perfetta simbiosi con le parole che snocciolano chilometri su chilometri. La sua leggerezza fa da contraltare alla fatica delle tappe più dure, rendendo lieve il pedalare del suo personaggio anche quando lo ritroviamo in bilico su picchi ripidi, tra la scalata e la discesa. Una simpatica presenza, che scandisce la traversata di Tullio con illustrazioni di una profonda delicatezza, pure racchiusa in un disegno netto. Sarà per quelle rotondità che plasmano ogni tavola, ma a noi sembra che l'accostamento con la bicicletta sia davvero riuscito...
Tullio Berlenghi è nato a La Spezia il 27 agosto 1963. Giurista, esperto di diritto ambientale è da sempre impegnato in temi quali la mobilità sostenibile, la tutela delle aree protette, l’economia etica e la tutela dei diritti degli animali. E’ stato portavoce della confederazione di associazioni COMODO, che dal 1998 promuove il recupero delle ferrovie dismesse ad uso turistico. Ha collaborato con l’associazione Sbilanciamoci, che mira ad una riforma strutturale dei conti pubblici in chiave di rispetto dei diritti dell’uomo e dell’ambiente. Dal 1990 segue l’attività parlamentare della Camera dei deputati. Le tematiche maggiormente seguite sono quelle relative alle politiche ambientali, urbanistica, infrastrutture, trasporti e mobilità. Ha elaborato numerose proposte di legge (alcune delle quali diventate legge) in materia ambientale e di mobilità sostenibile. Ha collaborato con la rivista “Ciclismo”, con il mensile “Ecomondo”, con il mensile “Modus Vivendi”, il quotidiano “Terra” e con il periodico “Notizie Verdi”. Ha collaborato inoltre con numerose testate a diffusione locale. Dal 2007 è membro della Giuria del premio internazionale di giornalismo per ragazzi “Giornalisti nell’erba” (http://www.giornalistinellerba.org/). Dal 2013 al 2017 è stato membro del direttivo della FIMA (Federazione italiana media ambientali). Alcune pubblicazioni: 2001, Una catena ci libererà (Atti del convegno); 2005, Come difendersi dagli ambientalisti (saggio con illustrazioni di Sergio Staino); 2007, Movieclub – cento film da ricordare (pubblicazione locale, coautore); 2008, Avanti Pop – I diari del camioncino (edito dal Manifesto, coautore); 2009, Giornalisti nell’erba – Il libro (coautore); 2010 Ci scappa l’acqua – il libro di “Giornalisti nell’erba” (coautore)."
Maria Cristina, amica di lunga data di Tullio, vincitrice, tra gli altri, del primo premio al concorso internazionale di illustrazione per l’infanzia Europa in cammino (Scarpetta d’oro), aggiunge un ulteriore livello di lettura alla narrazione del cicloviaggio, interpretando le suggestioni del racconto con tratto fine e garbato, in perfetta simbiosi con le parole che snocciolano chilometri su chilometri. La sua leggerezza fa da contraltare alla fatica delle tappe più dure, rendendo lieve il pedalare del suo personaggio anche quando lo ritroviamo in bilico su picchi ripidi, tra la scalata e la discesa. Una simpatica presenza, che scandisce la traversata di Tullio con illustrazioni di una profonda delicatezza, pure racchiusa in un disegno netto. Sarà per quelle rotondità che plasmano ogni tavola, ma a noi sembra che l'accostamento con la bicicletta sia davvero riuscito...
G. C.
Tullio Berlenghi è nato a La Spezia il 27 agosto 1963. Giurista, esperto di diritto ambientale è da sempre impegnato in temi quali la mobilità sostenibile, la tutela delle aree protette, l’economia etica e la tutela dei diritti degli animali. E’ stato portavoce della confederazione di associazioni COMODO, che dal 1998 promuove il recupero delle ferrovie dismesse ad uso turistico. Ha collaborato con l’associazione Sbilanciamoci, che mira ad una riforma strutturale dei conti pubblici in chiave di rispetto dei diritti dell’uomo e dell’ambiente. Dal 1990 segue l’attività parlamentare della Camera dei deputati. Le tematiche maggiormente seguite sono quelle relative alle politiche ambientali, urbanistica, infrastrutture, trasporti e mobilità. Ha elaborato numerose proposte di legge (alcune delle quali diventate legge) in materia ambientale e di mobilità sostenibile. Ha collaborato con la rivista “Ciclismo”, con il mensile “Ecomondo”, con il mensile “Modus Vivendi”, il quotidiano “Terra” e con il periodico “Notizie Verdi”. Ha collaborato inoltre con numerose testate a diffusione locale. Dal 2007 è membro della Giuria del premio internazionale di giornalismo per ragazzi “Giornalisti nell’erba” (http://www.giornalistinellerba.org/). Dal 2013 al 2017 è stato membro del direttivo della FIMA (Federazione italiana media ambientali). Alcune pubblicazioni: 2001, Una catena ci libererà (Atti del convegno); 2005, Come difendersi dagli ambientalisti (saggio con illustrazioni di Sergio Staino); 2007, Movieclub – cento film da ricordare (pubblicazione locale, coautore); 2008, Avanti Pop – I diari del camioncino (edito dal Manifesto, coautore); 2009, Giornalisti nell’erba – Il libro (coautore); 2010 Ci scappa l’acqua – il libro di “Giornalisti nell’erba” (coautore)."
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento qui